Dove oggi sorge Broni, la cui attuale fondazione risale all’alto Medioevo, probabilmente in passato era Comillomagus, o Cameliomagus, un “oppidum” romano ricordato in numerosi itinerari e mappe — come la tavola peutingeriana — già abitato da tribù Celto-Ligure.
Fin dall’epoca longobarda il territorio fu una pertinenza monastica dell’abbazia di San Colombano di Bobbio, fondata nel 614 dall’abate San Colombano. É indubbio che Broni appaia attorno al IX secolo, citato con i toponimi di Brouna e Brion, come un luogo di una certa importanza, dotato di una vasta pieve appartenente al monastero di Bobbio, possedimento confermato nei diplomi imperiali di Berengario I dell’888, nel diploma di Guido II di Spoleto dell’893, nel diploma di Lamberto II di Spoleto dell’896 e nuovamente nel diploma di Berengario I del 2 settembre del 903, nel diploma di Ottone I del 30 luglio 972, nel diploma di Ottone III del 1° ottobre 998 a favore dell’abate Gerberto di Aurillac (FR) ora anche arcivescovo di Ravenna. La corte monastica di Broni e della pieve di San Pietro era costituita da 4 sorti (unità terriere distinte) gestite quindi da 4 massari del monastero, facente parte della grande domus culta della corte di Auliano di Monte Acuto (Montù Beccaria).
Nel 1164 è citato nel diploma con cui l’imperatore Federico I poneva l’Oltrepò sotto la giurisdizione pavese. giurisdizione pavese. Fu quindi sede di una podesteria o squadra, che si estendeva su molti dei paesi circostanti, nucleo del futuro feudo. Con Pavia tenne la parte ghibellina, cosicché la lega delle città guelfe la diede alle fiamme nel 1216. Un’altra distruzione avvenne nel 1372, a opera di Giovanni Acuto.
Nel 1249 giunse a Broni, diretto a Santiago di Compostela, il giovane principe San Contardo d’Este; ammalatosi gravemente, morì a Broni, dove è tuttora sepolto e dove ben presto, anche in seguito ad alcuni prodigi (la leggenda narra che, al momento della sua morte, le campane delle chiese si misero a suonare da sole e attorno al suo corpo si accesero splendenti fiammelle), si creò una intensa devozione verso la sua figura, tanto da farne il santo patrono cittadino.
Nel 1290 Broni cadde sotto la diretta signoria della famiglia che aveva allora il predominio in città di Pavia, i Beccaria. Probabilmente la signoria su Broni finì per essere spartita tra alcune delle linee in cui questa casata si era suddivisa, e ciò rende abbastanza difficile ricostruire esattamente la storia del feudo, che è comunque assai complessa. Nel 1415, visto il coinvolgimento di alcuni Beccaria nella congiura contro il duca di Milano, Filippo Maria Visconti, furono confiscati di metà del feudo di Broni (soprattutto la parte comprendente Cigognola), dato a Giorgio Aicardi. Giorgio e il fratello Alessandro furono nominati Conti di Broni e assunsero il cognome Visconti Scaramuzza (da Alessandro discese la linea bronese). Tuttavia nel 1466 i redditi dell’intero feudo di Broni furono assegnati a Giovanni Bolognini Attendolo, da cui passarono ad altri (Manfredi, Trotti) e furono infine (attorno al 1530) acquistati da Carlo Visconti Scaramuzza, nipote di Alessandro. Poco dopo, nel 1536, morì Pietro Beccaria; ultimo discendente del ramo della famiglia che aveva mantenuto l’altra metà del feudo di Broni: essa fu allora acquistata da Pietro Paolo Arrigoni di Milano, che successivamente rilevò dai Visconti Scaramuzza le loro quote del feudo di Broni : da allora essi restarono solo nominalmente conti di Broni (di fatto erano solo signori di Cigognola), mentre feudatari effettivi erano gli Arrigoni (con il titolo anch’essi di Conti di Broni dal 1708); e tali rimasero fino all’abolizione del feudalesimo nel 1797, anche se la loro signoria fu resa difficile da liti tra le varie linee in cui si era divisa la famiglia.
Gli Arrigoni, benché feudatari di Broni, non erano grandi possidenti nel comune: massimi proprietari erano invece i Mandelli, feudatari di San Damiano al Colle, mentre nel vicino comune di Vescovera (oggi frazione di Broni) i Gambarana, feudatari di Montesegale, possedevano praticamente l’intero territorio.
A Broni è transitato pure un altro personaggio illustre, non si è ammalato e soprattutto non è diventato santo: Napoleone Bonaparte. Sì, proprio lui, in carne ed ossa. Cerco di riassumere in poche righe il dettagliato racconto che ne fa lo scrittore Fabrizio Bernini nel suo Napoleone in Oltrepò Edizioni Oltrepò, 2000. Il 10 giugno 1800 il Primo Console, proveniente da Pavia e diretto a Marengo, sosta a Broni. A mezzogiorno pranza a casa di Paolo Giuseppe Marazzani, degustando “. un ottimo salame, un piatto succulento di ravioli ed una altrettanto squisita gallina lessata con ripieno,” Il tutto annaffiato con un ottimo vino rosso detto di “Montebuono” (il nome del fondo “vitato” lungo la strada per Canneto). A seguito di questo storico episodio il nome Montebuono muterà in Montenapoleone e quel vino è prodotto ancor’oggi da un’azienda locale col nome di “Montebuono – vino di Napoleone”. Il 14 seguente l’intervento di Napoleone nella battaglia di Marengo sarà decisivo nel tramutare una incombente sconfitta in una sfolgorante vittoria dei francesi sugli austriaci.
Inoltre Broni vanta d’aver dato i natali a diversi altri personaggi illustri. Ci limitiamo a citarne due.. Paolo BAFFI (1911 – 1989) economista, Governatore della Banca d'Italia dal 1975 al 1979. Giuseppe MANGIAROTTI (1883 – 1970) capostipite della famosa famiglia di schermidori della spada. È stato campione d'Europa di spada sia nel torneo a squadre, sia in quello individuale. Infine, anche se non è nato qui, non si può non citare il campione ciclista Evgenij BERZIN (Vyborg, 3 giugno 1970). Le sue vittorie più importanti sono: nel 1994, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro d'Italia, nel 1996 indossò per alcuni giorni la maglia gialla al Tour de France. Nel 1990 fu anche campione del mondo su pista nell'inseguimento a squadre e individuale dilettanti.
Nel territorio dell’attuale comune di Broni esistono alcune località che furono a loro volta comuni:
⦁ Pirocco, che era una grande cascina appartenente ai Paleari di Pavia, fu unito a Broni all’inizio del XIX secolo.
⦁ Cassino Po era anch’esso costituito, nel suo nucleo originario, da una vasta cascina a corte quadrata. Fu comune fino al 1869, poi fu unito a Broni.
⦁ Vescovera, che come si è detto era costituito da una grande tenuta appartenente ai Gambarana, rimase un comune autonomo fino all’inizio del XIX secolo, e poi fu unito a Cassino (e con esso a Broni nel 1869).
Di grande interesse culturale e turistico si possono ricordare:
⦁ la Basilica di San Pietro Apostolo e San Contardo — ove dimorano le ultime spoglie del principe d’Este — basilica minore dal 1953;
⦁ Palazzo Arienti, oggi sede del Comune;
⦁ Villa Maccabruni — ora Villa Nuova Italia, residenza nobiliare del XVIII sec.;
⦁ il Teatro Carbonetti, teatro edificato a metà XIX sec. e pienamente funzionante;
⦁ l’Enoteca Regionale, ricavata dentro alla storica tenuta di Cassino Po.